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12 | F. Chiappini |
siche come le braccia, inarcate all'indietro in forma di O, natte disseminate in tutta la persona. Veste una giubba di panno rosso con falde corte a coda di rondine, corpetto e calzoni corti dello stesso colore, scarpe con fibbie, cappello altissimo a forma d'incudine, ai fianchi una fascia nella quale porta infilati due coltellacci. Rugantino mostra nel suo vestiario che la sua schiatta non può vantare l'antichità di Pantalone e del Dottor bolognese, e ch'essa risale appena al principio del secolo scorso. Egli parla il vernacolo romanesco, e ogni tratto ripete l'esclamazione : « Sangue d'un dua ! » Sempre minaccioso, dice che gli uomini gli paiono mosche, che con un pugno sfonda il cielo, con un calcio subissa la terra ; ma poi .... non c'è poltrone che, mostrandogli i denti, non sia capace di spolverargli la schiena.
Per conoscere meglio il carattere di Rugantino, bisogna vederlo in una scenetta di Gaetanaccio.
Rugantino sta in cantina ; vien uno, e lo chiama :
— Rugantino !
— Chi mme vo' ?
— Viè' ssu.
— Nun posso.
— Viè' ssu, tte dico.
— Nun posso : sto a vvotà' er vino.
― C'è uno che tte vo' dda' ' na cortellata.
— È ggiovene o vvecchio ?