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168 M. Menghini

finto mercante di gioie. Lunghi e penosi travagli da lei sostenuti con virtuosa costanza. In fine soddisfatto il marito della vendetta presasi pel fatto rifiuto, le manifesta l’essere suo, e si vivono lietamente lungo tempo insieme».1

Ma della novella romana fanno parte tre episodi, nell’uno de’ quali è facile riconoscere l’illustrazione del noto proverbio Chi ha fatto il becco all’oca. Confrontisi a questo riguardo l’erudito lavoro dell’amico G. Rua, Le novelle del Mambriano, Torino, Loescher, 1888, pp. 27-42. Gli altri due episodi sono gli stessi della novella abruzzese pubblicata dal De Nino. Si consulti anche la favola romanesca E’ rre ssuperbo, pubblicata nel 1888 dal Zanazzo, per le nozze Vitali-Rossi; vi si trovano interessanti note del Sabatini.



  1. La novella dell’Alamanni può leggersi in Raccolta di novellieri italiani, Torino, Pomba, 1853, pp. 35-54 . Il Cosquin, loc. cit., avverte che «au xive siècle, Yón Halldórsson, qui fut évêque de Skálholt, en Islande, de 1322 à 1339, rédigeait une Saga contenant la même histoire, d’après un poëme latin qu’il avait lu pendant son séjour en France. Cette Clarus Saga, qui a été publiée en 1879, est jusqu’à présent la plus ancienne version connue de ce conte». Cfr. Romania, 1879, pag. 479.