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Favole romanesche 167

tes de la Haute Bretagne, I, n . 23; Grimm, Kinder- und Hausmaerchen, n. 52; Proehle, Kinder- und Volksmaerchen, I, n. 2; Kuhn, Westfaelische Sagen, pp. 251 e 242; Coronedi - Berti, Novelle popolari bolognesi, n. 15; Knust, Italienische Maerchen, n. 9; Nerucci, Novelle popolari montalesi, n. 22; Gonzenbach, Sicilianische Maerchen, n. 18; Pitrè, Novelle popolari siciliane, n. 105; Coelho, Contos populares portuguezes, n. 43; Kennedy, The Fireside Stories of Ireland, II, n. 114; Asbjoernsen, Norwegische Volksmaerchen, II, p, 129; Basile, Pentamerone, n. 4; Visentini, Fiabe mantovane, n. 1 e, specialmente, n. 42; Sabatini (nel periodico Gli studi in Italia, Roma, 1880, la novella veneziana El fio del re de la Danimarca); ma specialmente De Nino, Usi e costumi abruzzesi, III, n. 38, dove troviamo due degli episodi che fan parte della novella romana.

L’Alamanni su questo argomento scrisse una novella, della quale ecco il sunto: «Bianca, figliuola del conte di Tolosa, ricusa di sposare il figlio del conte di Barcellona per un atto di avarizia praticato dal giovine al convito delle nozze. Il padre di lei, avendone fatto prima solenne promessa alla moglie, non può costringerla a farlo, benché da simil parentado seguir ne dovesse la pace fra questi due signori, dopo molti anni di fiera inimicizia. Strano accidente avvenuto, per cui Bianca, senza saperlo, divien moglie del giovine, che per suo amore si era