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L'isola Tiberina, ecc. | 137 |
casupole, che restò fino ai nostri tempi; però le vie si mantennero meno anguste e più regolari, forse perchè, tranne quelli dei Tolomei e degli Anguillara, altri castelli importanti non vi furono edificati, a causa della moltitudine di conventi che, in grazia del suo isolamento, vi furono eretti .
Anzi il monachismo in Trastevere tenne luogo, per così dire, del baronismo.
Nei quartieri più popolari della città, come nei paesotti circonvicini, veggonsi altri affastellamenti di casupole e catapecchie addossate ai vecchi, neri, diritti scheletri di castelli. Chi ne cerca la ragione, comprende di leggieri come il primo a nascere su quel cumulo di ruine, su quel cucuzzolo più o meno praticabile di montagna, fosse la ròcca o il castello, e di là il duca, il marchese od altri, investito o usurpatore del potere, simile spesso a sgherro, spesso a brigante, tiranneggiava le circostanti vallate. Quindi, o per voglia di guadagno, o per paura, o per forza, pian piano pastori, coloni, vicini, ne formarono la corte e la guardia, avvicinarono le loro capanne, le ridussero a case, formando una trincera al luogo forte.
Lo stesso accadde nelle città. Ogni signorotto si formò il suo castello, e intorno affastellati abitacoli di sgherrani, di clienti, di schiavi; l’abuso di pochi fu seguito da molti per invidia, per rivalità. Un Frangipani occupò il Colosseo; un