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L'isola Tiberina, ecc. 127

fuggissi e spari tra le canne che ne coprivano le coste.

Ed è perciò che tale isoletta fu poi chiamata di Esculapio o di Epidauro. E fu allora appunto che, dovendola circondare di sostruzioni, perchè il Tevere, rodendo le arene, non danneggiasse le fondamenta degli edifizi, queste furono fatte in modo da dare a quella lingua di terra forma di nave, in memoria di quella che recò il talismano liberatore; vedesi infatti tuttora sui massi di travertino la protome di Esculapio col serpente avviticchiato allo scettro.

Da questo tempo data la esistenza di un ospedale nell’isola Tiberina.

Imperocchè gli edili plebei Cneo Panuzio Enobardo e Caio Scribonio Curione, avendo colto in frode tre pastori che danneggiavano il bosco sacro, li multarono severamente, e poichè al dio dei campi fatta era l’ingiuria, vollero che quel danaro s’impiegasse a costruire nell’isola Tiberina l’edicola a Fauno e l’ospedale presso il tempio di Esculapio, chiamandovi a curarsi i servi che, abbandonati nelle infermità, spargevano semi di pericolosissime malattie; per poi incoraggiarli a servirsi dell’ospedale, guariti che fossero, ricevevano in dono la libertà.

Non mancò all’isola Tiberina importanza nel medio evo, e ne fanno fede gli avanzi di torri che esistevano sotto le pittoresche mole, ora scomparse.