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Notizie biografiche di L. Randanini | 115 |
Scard. Abbi pacenza: nun t’ho vvisto; stavo dall’antra parte. Ma nun è gnente: lassel’asciuttà’, e ppo’ cór una scopetta...
Gru.-str. Ce vo’ antro! Nun abbasta er cardo der matarazzaro pe’ llevá’ ttutto ’ sto patume.
Tir.-piom. Ma vvo’-antri1 puro, propio a cquest’ora avete da riccoje la monnezza! A un’ora prima de mez’ z’oggiorno, quanno tutta la ggente cammina: si passava ’na paina cor chicchirichi in testa, la facevi bbella, la facevi. ’Ste cose che cquine se fanno la matina a bbon’ora.
Scard. No’ che cci - avemo che ffa’? Sémo commannati.
Tir.-piom. Se vede bbè’ cche cchi vve commanna s’arza tardi, o vva in carrozza.
Collaborando nei detti fogli, Randanini scrisse moltissimo anche in lingua italiana, e questi suoi scritti in materia di pulizia urbana meriterebbero di essere raccolti, perchè conservano il ricordo di molti usi ed abusi del nostro volgo, i quali oggi sono scomparsi per la civiltà progredita, ma che sono importanti a conoscersi per lo studio dei tempi passati. I varî periodici in cui si trovano cotesti scritti sono: Il giornale degli archiletti (1846-47); Il girovago farfalla (1847-48); Le fabbriche ( 1850-52); Cento e un ragguaglio d’arte (1856), e finalmente l’opera a fascicoli intitolata Arti e Lettere (1860-65), la quale, incominciata da Francesco Gasparoni, fu continuata
- ↑ Voce fuori d’uso; ora si dice vojantri.