Pagina:Francesco Sabatini - Il volgo di Roma - 1890.pdf/116

106 F. Chiappini

egli non temeva il confronto di vecchi comici di professione, che si segnalavano in quelle parti tanto difficili. Una sera il famoso caratterista Luigi Gattinelli, avendolo inteso recitare il Poeta fanatico, corse ad abbracciarlo sul palcoscenico, dichiarandogli che in quella commedia egli aveva toccato il sommo dell’arte.

A Luigi sorrideva il pensiero di provare il suo ingegno in un campo più vasto e di sceglier l’arte comica per sua professione, ma a far ciò si opponeva un pregiudizio che sul principio del nostro secolo era radicato più che altrove nella nostra città. L’arte teatrale a quel tempo non era in onore come al presente. I commedianti erano applauditi sul teatro, ma fuori di esso non godevano la stima delle persone per bene. Si ripeteva ogni momento ciò che s. Carlo Borromeo aveva scritto contro il teatro; si rammentava la sentenza del padre Concina, il quale aveva detto che «il teatro e lo star sul teatro era contro i buoni costumi», e a tali lumi di luna il giovane filodrammatico non avrebbe certo da suo padre avuto il consenso di aggregarsi a una compagnia comica, poichè il buon vecchio non era, nè poteva essere superiore ai pregiudizi del suo tempo. Un uomo iscritto nel ceto dei nobili, un cerimoniere di cardinali avrebbe egli potuto soffrire che suo figlio facesse il commediante?

Nondimeno era scritto che il valoroso interprete di Goldoni dovesse tentare almeno per poco