Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
96 | F. Sabatini |
mento è comune alla lingua. A me pertanto sembra necessario che venga indicato, specialmente nei dialetti ove non serba una legge costante. Così abbiamo nel romanesco la c di cerase semplice nella forma: lé cerase; mentre in napolitano è raddoppiato: li ccerase.
Del Marini e del Pascarella già parlai altrove1, e del Zanazzo, riguardo all’ortografia, altro non v’è da osservare che generalmente ha seguito il mio sistema, con qualche menda qua e là dipendente per lo più da mal corretti errori tipografici.
Della grafia usata dal Blessig, dalla Busk e dallo Schulze2 nemmeno a parlarne, poichè nella trascrizione dei testi dialettali tanta è la deformità e la confusione, che non v’ha nulla da commendare, anzi da biasimar pure la falsata lezione dei canti.3 Solamente lo Story4 fa
- ↑ Cfr. Sabatini, Polemica romanesca; Sabatini, Critica dialettale ai 25 sonetti (Villa Gloria) di C. Pascarella.
- ↑ Cfr. Blessig, Römische Ritornelle; Busk, Folk-Songs of Italy; Schulze, Römische Ritornelle, in Zeitschr. f. roman. philolog., XIII, 253.
- ↑ Il ritornello 181 dello Schulze così dice spropositando:
Quattordici bajocchi un falegname
Non lo sperate ch'abuschi di piùne,
Attacca ricci, ve vuol governane.Eccone la vera lezione:
Quattordici bbajocchi 'n falegname,
Nu' lo sperate ch'abbuschi de ppiune,
A ttacchie e rricci ve vo' ggovernane. - ↑ Story, Roba di Roma.