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passò in z per la presenza della n; ma la consonante primitiva era la s (un-sércio); 2) cór zicario (col sicario, II, 100); e qui la s iniziale si è trasformata per la presenza della r (cór-sicario), com’è ugualmente avvenuto alle voci zole e zolo (er zole [il sole], I, 199; er zolo [il solo], I, 3 ); e però il Morandi non avrebbe dovuto por nel suo lessico le voci così trasformate per la posizione loro, ma la forma loro primitiva. Ed infatti il romanesco dirà er sole (pronunziando la s come la z sorda), ma dirà pure: che ssole! (raddoppiando la s); e così dirà semplicemente sólo sólo, mentre dirà anche er sólo rimedio (con s = t + s). Per la stessa ragione il Morandi non avrebbe dovuto porre nel lessico col raddoppiamento iniziale quelle voci che prendono tale raddoppiamento per sola posizione; come ad esempio pporcaccio, ccianno, ttrosmarino, ecc., le quali voci si trovano nelle seguenti forme, che spiegano il raddoppiamento iniziale: 1) Ah pporcaccio (I, 50); 2) Quelli che ccianno (IV, 70); 3) viole e ttrosmarino (IV, 180) . Il Belli inoltre indica erroneamente il rafforzamento del gruppo gn (ñ) col raddoppiamento della g, sicchè dà la forma maggnera (mañèra), nella quale o la prima g è palatina, e in tal caso si pronuncerebbe magñera, o è gutturale, ed allora diverrebbe maghnera; pronuncia erronea in ambedue i casi . Il Belli non fa neppure distinzione fra la z sonora e la sorda, nè distingue le due flessioni della e