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92 | F. Sabatini |
farebbe e farìa (per farei), direbbe e dirìa (per direi). La parola subito, o subitamente (oltre il così dirlo) viene espressa da’ Romani in molti modi (cioè) de porta, de gelo, de razzo, de brocca, de briva, de botto, de bello, int’un soffio, int’un attimo, int’un ette, de lampo, de trono.
«Del verbo io sono num. sing. del presente dicono io so’, io sone, e nel plur. del presente queli so’, queli sonno, etc. E medesimamente del verbo sapere, nel tempo presente, persona prima, num. sing., io so', dicono io sone.
«Ma di ciò, per ora, abbastanza sia detto; abbenchè a dir tutto quello che dovrebbesi dire per instruir esattamente il lettore di tutti i termini ed espressioni del romanesco linguaggio ci vorrebbe tal’opra, che, prima io stesso, poi il lettore, ne resteremmo fortemente annoiati; però io posi a piè d’ogni pagina1 l’equivalente di tutte le voci, che nei versi delle stanze si contengono, in culta italiana favella, al meglio, che ò saputo.
«Circa l’ortografia, che ci vuol particolare in tutti i vernacoli, siccome questo è il più prossimo alla latina, ed alla buona italiana lingua, ho segnato coll’apostrofe ogni parola che i Romani pronunciano accorciata, o nel principio, o nel fine; ed ò posti gli accenti in quelle tutte nel luogo dove debbono avere la lunga, per servire insieme alla pronuncia ed al verso.
- ↑ Intendasi del poema: La libbertà romana.