Pagina:Francesco Malaguzzi Valeri - Leonardo da Vinci e la scultura, Bologna, 1922.djvu/91


I MONUMENTI EQUESTRI 81

mento dei precedenti, ma con notevoli varianti e la testa lunga, affilata, elegante volta indietro. V’è il tocco rapido a penna — che s’indugia a dar corpo alle ombre e tratteggia i fondi e accenna con pochi svolazzetti alla criniera — caratteristico di Leonardo. Del tutto analoghi, per tocco, per vivacità e con le caratteristiche accennate, sono altri due foglietti con disegni a penna di destrieri in movimento. A tergo di quello che ne rappresenta tre insieme si legge, in caratteri quattrocenteschi, la fine d’una parola: ...iano. E si pensa al Siciliano, il cavallo prediletto della scuderia di Galeazzo Sanseverino. Nella stessa collezione e pure nelle cartelle altri disegnetti di cavalli, posteriori ai descritti, ma di motivi artistici comuni, comprovano il persistere di tipi e forme vinciane nell’arte lombarda del XVI secolo. Fra essi vogliamo riprodurre un accurato disegno a matita che, per quanto tardo, potrebbe rappresentare il tipo ancor predominante a Milano, dopo la scomparsa di Leonardo, di quello che doveva essere il monumento equestre a Francesco Sforza. II duca v’è rappresentato a capo scoperto, in completa e ricca armatura, sul cavallo procedente al passo, trattenuto da barde a riporti ornati. 11 motivo richiama da vicino un disegno di Windsor e le miniature della Sforziada del 1491 nella Biblioteca Nazionale di Parigi.

Nelle collezioni abbondano riproduzioni in bronzo cinquecentesche di piccoli cavalli — per lo più privi del cavaliere — che si vogliono ispirate ai tipi leonardeschi. Basterà accennarvi, perchè un esame anche accurato non porterebbe molta luce all’argomento che a noi interessa.

Se ne conservano nel Museo Estense di Modena, in quello di Firenze, in quello di Venezia, per citare i principali, se pure non ne mancano a Parigi, a Berlino, altrove.