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64 CAPITOLO III


Nel foglio di Windsor (lª tavola del Meller) in cui figura il disegno a penna pel monumento ch’egli stesso, e con ragione, ritiene pel gruppo sforzesco, in cui il cavallo tranquillo, solenne procede al passo, reggente il cavaliere loricato e paludato col bastone del comando in mano, figurano precisamente altri schizzi col cavaliere nudo combattente sul nemico caduto e sorretto dal destriero del tutto impennato sulle forti zampe posteriori: precisamente come nel bronzo di Budapest ritenuto più tardo e in onor del Trivulzio. Ne concludiamo che ci par pericoloso adottare per Leonardo i criteri che posson giovare per l’esame stilistico di molti altri artisti di quel periodo. Il suo genio scomposto, ribelle a freni, crea in un baleno le più diverse cose: in uno stesso foglio egli sfrena l'atteggiamento più sbrigliato e compone il gesto più pacato e solenne. A motivi che sembrerebbero abbandonati ritorna ancora e più volte e li accarezza e li ripete e se ne compiace. Ciò che si nota pei suoi disegni di architettura — eseguiti forse per passatempo, senza quell’impegno che molti voglion vedervi a tutti i costi — può dirsi, benché in misura minore, pei molti schizzi di cavalli, di cavalieri, di monumenti.


I tentativi degli ultimi anni per dividere i disegni vinciani che probabilmente furon eseguiti per il monumento allo Sforza da quelli consigliati dal progetto per il monumento al maresciallo Trivulzio hanno valso a formare due gruppi di schizzi, in cui sufficientemente sono riconoscibili caratteri diversi di pensiero e di condotta, men che per alcuni che possono ascriversi indifferentemente all’uno o all’altro gruppo. E poiché mancano indicazioni chiare intorno al progetto del monumento