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48 CAPITOLO III

Convien dire che ci si mettesse d’impegno, se poco dopo Piattino Piatti poteva inviare un tetrastico al Moro in onore della statua « loricata » dello Sforza. Dalla quale l’artista si aspettava giustamente onori e fama, così da confessare: infino a questo tempo non ò fatto maj alcuna opera ma io so che le presenti mi faccino trionfare (1). E ancora: O dormiente che cosa è sonno? Il sonno à similitudine cholla morte. O perchè non fai adunque tale opera che dopo la morte tu ahi similitudine di perfetto vivo che vivendo farsi chol sonno simile ai tristi morti? (2). A quella ripresa del lavoro pel monumento appartengono preziosi accenni negli scritti del maestro: Ginetto grosso di messer Galeazzo (il Sanseverino capitano dello Sforza che possedeva una magnifica scuderia); 16 luglio 1493 Morel fiorentino di messer Mariolo (cameriere e buffone del duca); chaval grosso; a’ bel chollo e assai bella testa. Ronzone bianco del falconiere; ha belle coscie dirieto; sta in porta Comasina. Cavallo grosso del Chermonino del signor Giulio (3). E altrove: Misura del Ciciliano la gamba dirieto in faccia alzata a distesa, allusiva a un noto cavallo di messer Galeazzo Sanseverino (4). Del Ciciliano di meser Galeazo in un superbo foglio di Windsor egli disegna il petto e una gamba anteriore alzata con le misure d’ogni parte. A quello stesso anno 1493 — quando l' opera grandiosa del modello doveva volgere al fine — alluderebbe l’altra frase vinciana nella quale è espressa



  1. Con acute considerazioni Gerolamo Calvi, Contributi alla biografia di Leonardo da Vinci, in «Arch. Si. Lombardo», a XLIII, fasc. IlI, p. IlI, 1916, avvicinò quella frase al periodo di cui trattiamo.
  2. Ibid.
  3. Ms. S. K. M.. IlI. I-b.
  4. « Cod. Atl. », 291, V. e., « Raccolta viuciana », fasc. VIII, 1912.