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leonardo col rustici e col verrocchio 23

e non il trotto1. Egli ne concluse che il movimento è corretto. Ma, a dir vero, la questione esorbita dalla pura arte per entrare nella statica in rispetto alle esigenze del peso di una grande massa di bronzo. Certo è che mentre Donatello, nella statua del Gattamelata a Padova, piantò l’animale con tre zampe in terra e per di più, a dare il massimo della stabilità, collocò una palla fra lo zoccolo della sola zampa alzata e il basamento, e con la stessa disposizione delle gambe adottata dal Verrocchio, cioè le due di sinistra contemporaneamente avanzate, le due di destra arretrate, come precisamente aveva fatto Nanni di Bartolo nel monumento Sarego a Sant’Anastasia di Verona (per non risalire a esempi del secolo precedente e al periodo classico), Leonardo invece, che aveva studiato a lungo i movimenti del cavallo sul vero — i disegni lo provano — s’era ben avveduto che il movimento del cavallo, se movimento deciso vuol essere e non l’inizio di una mossa, esige, per l’eleganza stessa del procedere, che non due gambe da un lato siano avanzate e le altre due arretrate, ma mentre l’una anteriore procede, proceda pure quella dell’altro lato, posteriormente. Il foglio coi tre disegni finitissimi di Windsor ce lo conferma: sarà meno estetico in realtà veder da un lato le gambe che si allontanano mentre dall’altro si avvicinano, provocando una ampia apertura da una parte e una ristrettissima dall’altra, ma così volle provvidamente natura nel movimento del lungo corpo dell’animale. Se ne potrebbe concludere che Leonardo

  1. E. DUHOUSSET. Un dernier mot a propos du „Colleone„ da Verrocchio, in „Gazette des Beux Art„, 1898. pag. 149 e segg., dov’è ricordato lo scritto di CHERBULIEZ. A propos d’un cheval.