Pagina:Francesco Malaguzzi Valeri - Leonardo da Vinci e la scultura, Bologna, 1922.djvu/31


leonardo col rustici e col verrocchio 21

tosto che per camminare. Anche la forma delle orecchie piccole e ritte, fra le quali un ciuffo si aderge, richiama un motivo leonardesco, reso con maggior cura in un forte disegno chiaroscurato della biblioteca Ambrosiana. La stessa modellatura delle coscie, con quei rigonfiamenti eccessivi se pure di un cavallo ben nutrito e che sembran natte più che giuoco naturale di muscoli e di adipe nel movimento, che si osservano in qualche disegno di Leonardo — sopratutto in un foglio di Torino — hanno riscontro nel bronzo. Finalmente conviene tener conto di un gruppo di disegni che col monumento di Venezia presentano un’affinità di spirito, di interpretazione che sembra esorbitare dalla pura casualità. Fra gli schizzi di Leonardo — fra qualcuno almeno che qui riproduciamo — e il bronzo corrono così stretti, evidenti rapporti che, se non fossero accompagnati da altri nei quali lo spirito caratteristico di Leonardo è chiaro, si crederebbero del Verrocchio e pel monumento al Colleoni. Si osservi, fra l’altro, il disegno di Windsor che qui riproduciamo accanto a un particolare del bronzo e che presenta il largo petto dell’animale con le due zampe anteriori viste di fronte, quella alzata di scorcio. Vien naturale la tentazione di concluderne che non v’ha dubbio sul rapporto diretto fra il disegno con quei larghi piani, quelle protuberanze accentuate, quell’arcuatura grandiosa sotto il ventre e il monumento di Venezia. Ma in quest’ultimo par di vedere poi, nel suo complesso, l’opera di un artista che, per quanto ben consigliato, non ha saputo cavarsi completamente d’impaccio nell’interpretazione anatomica dell’animale. Come se, pur avendo sott’occhio disegni e un modello superbi per lo spirito generale animatore, fosse nuovo al compito difficile. È noto che tutti gli specialisti di cavalli, anche ammirando il superbo atteggiamento del cavallo