pieghe moltiplicate eccessivamente come di panni bagnati
appiccicati alle membra secondo una preoccupazione dello
scultore, che negli angioli del monumento Forteguerri si spin-
gerà alla esagerazione. In un' opera il Verrocchio rivela forza
e vigore : nel dossale con la Decollazione di san Giovanni
Battista per il Battistero di Firenze finito nel 1480. V' è una
drammaticità che invano si cercherebbe nell' arte fiorentina di
quegli anni. Lo sforzo dello sgherro con la spada alzata, l'atteg-
giamento del soldato che mostra il dorso e le gambe aperte, in
atto di volgersi a un cavaliere che s'avanza (e il profilo arcigno
del soldato richiamerà un tipo che con maggior larghezza
Leonardo ripeterà di sovente) rappresentano un'eccezione,
da questo aspetto, nell' attività dello scultore fiorentino, che
tuttavia nemmeno in quella scena tragica ha abbandonato il
lavorio eccessivo delle pieghe e che sopratutto ha affievolito
il senso tragico del gruppo con la esagerata decorazione delle
vesti e delle armature ricchissime, dello sfondo, dei parti-
colari. L' orafo elegante e paziente si sovrappone sempre
allo scultore e non gli concede la nota solenne, elevata che
si giova dei mezzi scelti e, di conseguenza, parchi, misurati.
Una bella grandiosità d' arte ottenuta con minori mezzi, con
larghezza di modellatura se non del tutto spoglia delle troppe
cincischiature ornamentali si osserva nel busto — conservato
nel Museo Nazionale di Firenze — raffigurante una donna
coi fiori nella sinistra raccolta sul petto, con un atteggiamento
e una sobrietà di linee che hanno già qualcosa di leonardesco;
nel busto in terracotta di Giuliano De Medici della collezione
Dreyfus a Parigi, dall'aria spavalda; nel bassorilievo di Sci-
pione di profilo del Museo del Louvre. Ma le attribuzioni
non son concordi e varii dubbi son nati sulla paternità artistica
delle due ultime sculture. Ora, si confrontino le sculture sicure