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14 CAPITOLO I

E indubbio che in quel primo periodo certamente febbrile, intenso, appassionato di ricerche e di studi da parte del Verrocchio per corrispondere all’aspettativa di Venezia, Leonardo da Vinci dovette assisterlo, almeno come allievo, quasi come collega. Perchè egli era già artista di valore e di grido e aveva avuto commissioni d’importanza.

Nel 1485, è noto, il Verrocchio riprese quel lavoro.

E appunto in quegli anni mancano notizie della presenza di Leonardo a Milano, dove s’era stabilito pochi anni prima.

Nel 1487 egli aveva l’incarico dalla Fabbriceria del Duomo di Milano di preparare un modello per il tiburio, chiamato a risolvere così uno dei quesiti statici e artistici più importanti d’Italia. E legittimo quindi il ritenere che, nel frattempo, egli avesse dato alte prove del suo valore, più che non ce ne ricordino i pochi e freddi documenti rimastici. Da quel tempo fino alla caduta di Lodovico il Moro, cioè fin quando, a un di presso, il monumento al Colleoni fu inaugurato, Leonardo non si allontanò dalla Lombardia, dove — si noti — egli doveva godere fama di artista oltre che valente, pratico nel modellare monumenti equestri, perchè il Duca gli commetteva il più importante, addirittura uno in superlativo grado, E non è forse una mera coincidenza il fatto che ai lavori per l’esecuzione del modello alla statua equestre del Colleoni seguano a poca distanza quelli del colosso sforzesco, pel quale lo scolaro aveva appreso tanto da poter senz’altro affrontare opera così grandiosa collaborando, sia pure nelle ricerche, col maestro alla precedente opera d’arte.

Perchè, si può ammettere fin che si vuole ch’egli fosse un genio, ma non è credibile ch’egli iniziasse addirittura la sua carriera di «statuario» col colosso al duca Francesco senza essersi provato prima in qualcosa del genere. Non occorre