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12 CAPITOLO I

e ricchezza al monumento » (1). Ma è a chiedersi in che potessero consistere le innovazioni apportate dall’artista veneto in confronto al progetto del fiorentino, il quale non doveva certo aver dimenticato la solennità e la ricchezza dell’opera, a giudicare dalla statua stessa, che pure gli vien data senza discussioni.

Finalmente Cavalcaselle e Crowe {2), ricordando come un istrumento del 7 ottobre 1488 aggiungesse che, morto il Verrocchio «quando aveva fatto solamente di terra la figura e il cavallo», Lorenzo di Credi aveva preso a condurre a perfezione l’opera pel prezzo di 1420 ducati che la Serenissima ancora doveva pagare e ne allogò a sua volta il lavoro in bronzo a Giovanni d’Andrea di Domenico scultore fiorentino per la stessa somma, conclusero che in realtà il nome del Leopardi sta a indicarci per lo meno il fonditore (f sta scritto dopo il suo nome e poteva ben dire fudil) e che realmente il monumento rivela indirizzi artistici diversi.

«Se attentamente osserviamo — essi notano — questa statua equestre, è da concludere che non alla semplice fusione del modello il Leopardi abbia lmitato soltanto l’opera sua, ma che ancora mettesse la mano sul modello in terra del cavallo, poiché la testa si riscontra alquanto piccola in confronto del rimanente, e sembra a noi che questa parte dell’animale non sia stata modellata con quella perfezione e larghezza di forme, come vediamo invece modellata la figura del Colleoni, nella quale si riscontra una maniera che molto



  1. A. Venturi, Storia dell’arte italiana, vol. VI. La Scultura del Quattrocento, Milano, Hoepli, 1908.
  2. G. B. Cavalcaselle e J. A. Crowe. Storia della Pittura in Italia. Firenze, Le Monnier, 1894, vol. VI, Andrea Verrocchio.