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LEONARDO COL RUSTICI E COL VERROCCHIO 5

— il braccio destro piegato sul petto, l’altro lievemente piegato in basso e quasi steso — il più evoluto artista del Cinquecento ha dato varietà di mosse alle tre figure. Il fariseo, avvolto in ampio panneggiamento dalle pieghe profonde con forti contrasti di luci e di ombre intense, quali amava il maestro, il Verrocchio, piega il forte e muscoloso braccio destro verso il petto e sulla lunga barba, ch’è ricciuta come la chioma incolta e abbondante. Già l’influsso di Michelangiolo — che poco prima era partito da Firenze ove a lungo aveva lavorato, anche a preparare studi per le figure degli Apostoli per Santa Maria del Fiore — appare in questa vigorosa figura del Rustici, che quasi sicuramente ebbe a vedere a Firenze i primi disegni di Michelangelo per la tomba di Giulio II, iniziata tre anni prima delle tre statue che stiamo esaminando: perchè qualche rapporto fra il Mosè famoso e la parte superiore del Fariseo non manca. Nella originale e un po’ bizzarra figura del Levita è stata invece già veduta, non senza ragione, qualche relazione coll' arte di Leonardo (1). Se nell’atteggiamento generale — le gambe incrociate, un braccio piegato sul fianco, la testa calva dal cranio molto pronunciato un po’ china in avanti — richiami a motivi cari a Leonardo possono essere osservati (vedasi il disegnetto a penna per il David pel gesto del braccio raccolto, in uno schizzo della collezione Velton a Parigi (2)) tuttavia d’indole troppo vaga per indurre a una conclusione persuasiva, invece il capo caratteristico può meglio richiamare un tipo ripetuto da Leonardo nei disegni, nel «Cenacolo» delle Grazie, nella «Battaglia d’Anghiari». E lo stesso ampio



  1. W. Von Seidlitz. Leonardo da Vinci. Berlin. J. Bard. 1909. vol. II.
  2. Pubblicato da J. Thiis. Leonardo da Vinci. Londra, pagg. 190 e 198.