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mini, portae aeternales, et introibit Rex Gloriae.» I Framm. XXXII e LIX gli diresti virgulti spiccati dai verzieri del Cantico dei Cantici.

Serena o tempestosa, la poesia prendeva qualità dall’animo della cantatrice. Alla quale sentenze amare, scredenti nel bene, traeva di bocca il dolore (Framm. X); e, a breve intervallo forse, giocondissimi versi la voluttà:

Amo la voluttà,
Sin che del sole il fulgido
Volto mirare e il bel m’incontrerà
(Framm. XL).
L’infinita mi pare
Volta del ciel toccare
(Framm. IX; donde il «Sublimi feriam sidera vertice» d’Orazio).

Dolore estremo ed estremo piacere sono men fieri avversarii, da meno spazio divisi, che non paja di primo tratto. Non badate a lei che vanta mitezza d’animo (Framm. XXVII): che non rimpiattasse in cuore, come pugnale nel fodero, segreti rancori, lo avete a credere alla nobile infelice: ma quel petto, con tale animo, non posava placido, se non quanto, per la serenità dell’aria, l’oceano; che, traendo il vento, s’apre in cento abissi, aggira