alle contese civili d’allora. Più alla sicura il D’Ajano assevera ch’ella cospirasse col poeta Alceo contro Pittaco, uno de’ sette Sapienti, Signore di Mitilene; e che, sconfitti i congiurati, ricoverasse nella Sicilia; donde rimpatriasse per lo perdono generale di Pittaco. Non esce del probabile ch’ella s’impacciasse nelle gare civili con Alceo, riottoso spirito, nel quale parve rivivere il mordace e peggiore Archiloco; al quale Alceo s’era dapprima, per amor dell’arte, accostata e divenutagli amica. Ma quell’Alceo, che n’ottenne amicizia, la richiese anco d’amore: ella rifiutò. Sappiamo per Aristotile (Rettorica, I, 9) come chiedesse il poeta e come la poetessa rispondesse. Quegli dimanda a fior di labbra, peritoso per verecondia o per presentimento della repulsa: l’altra intende subito, come le donne sogliono; e se ne spaccia con un luogo topico della rettorica femminile, con una di quelle risposte che ogni femmina, letterata o no, pudica o impudica, tien pronte per amator discaro. Innanzi ad amatore discaro ogni Lucrezia Borgia si trasforma in Lucrezia Romana o Lucrezia Mazzanti. Nè mancò tuttavia chi credesse nato da momentaneo sdegno quel rifiuto amaro: perciocchè,