Pagina:Frammenti (Saffo - Bustelli).djvu/36

36

fensore in giudizio l’oratore Iperide, amatore lo scultor Prassitele: ella porse le sue forme ad Apelle per modello della Venere Anadiomene. Ed Apelle amò di cotali femmine una e celebre, Laide da Corinto: Aristippo, Diogene il Cinico e Demostene vuolsi che amassero un’altra Laide d’Iccara in Sicilia. Una Glicera (chè due ne furono) offeriva al tempio di Tespi in Beozia una bellissima statua d’Amore, donatale da Prassitele (Uno scolio greco agli Amori di Luciano). Ipparchia, la celeberrima delle filosofesse ciniche, amò e sposò, comecchè gobbo e poverissimo, il filosofo Crate. E ci pervenne contezza di Leena, amante d’Armodio, d’Archeanassa, amante di Platone, d’Erpillide, amante d’Aristotile, che generò di lei Nicomaco, di Leonzia, amante d’Epicuro e poi del costui discepolo Metrodoro, di Nemea, amica d’Alcibiade, di Pizionice e Glicera, amanti una dopo l’altra di Arpale, di Callissena e Taide, ambe sollazzo del Magno Alessandro, di Lamia, amica di Demetrio Poliorcete. Ad esaltar Naide volgeva un’orazione il retore Alcidamante; e alle danzatrici Aristonice, Agatoclea ed Enante s’inchinavano insino i Re. Ricevettero talune di costoro onoranze straor-