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le guerre di Samo e di Megara; e da quest’ultima l’altra più fiera e ostinata del Peloponneso. E quell’Aspasia dottissima, che conoscevasi di rettorica e poetava (abbiamo di lei non so che frammento nel volume Mulierum Graecarum Fragmenta et Elogia, compilato da Giovan Cristiano Wolf), ammaestrò Pericle, Alcibiade e Socrate, dal quale si nomò Socratica; e, commendata da Luciano d’astuzia politica, di politica disputava con essi Pericle e Socrate. Coi ragionamenti filosofici, ornati di facondia, ella operò che Senofonte si rappaciasse colla moglie. — Molto amor di gloria, non disgiunto da qualche opera di virtù, n’andava meschiato in costoro con tanta corruzione del costume: e fu visto a Leena la tortura non poter cavare di bocca un segreto. Frine propose (proposta non accettata) di rifabbricare a sua spesa le mura di Tebe, sì veramente che vi scrivesse a un canto: Alessandro le distrusse, Frine le riedificò. Que’ cuori, che il reo mestiere suole abbiettare, s’accendevano alcuna volta di non ignobili amori. Ascoltali favellare in Luciano; e non gli dovrai sempre spregiare: non ispregerai certo Innide (Dial. XIII). — A Frine da Tespi fu di-