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ritraeva: — di sfavillanti occhi, raffiguranti la speditezza vivacissima della fantasia; di cute osservabile per ispontanea liscezza, non procacciata dall’arte; di mezzana grassezza; di volto la cui cera ilare ed umidetta accusava unita in lei la poesia con Venere. — Tutto cotesto, certo, non fa bellezza.

VI.— Se vorremo acquetarci ad Ovidio (Eroidi, XV, 61-62), nel sesto anno perdette il padre; nè troppo tardi, sembra, anche la madre, sebbene di questo nome diventi più dolce il Framm. XXXII, dolcissimo; poichè la figlia, natale postuma, chiamò del nome materno. Questa figliuola ebbe dalle nozze con Cercola, andrese, ricchissimo, secondo Suida; secondo il Neue, un pover uomo e ramingo, al quale i commediografi greci, infesti alla memoria di Saffo, dessero per istrazio questo nome, che in greco bruttamente suona. Certo al marito, se ricchissimo e altero delle ricchezze, ella richissima dell’ingegno e del cuore, poteva alteramente dire:

Sposo, or non v’ha fanciulla altra cotale.
(Framm. lxxii).

Nominò la sua Clide nel Framm. lxxii, recato per Efestione senza nome d’autore, ma, come lascia intendere Suida, costantemente avuto per