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(Beotici, 27), e se questi non allude unicamente ad opinioni di teogonia, lasciò assai versi intorno Amore, ma tra loro alquanto repugnanti. Abbiamo da Suida (V.Φάων) che correva un proverbio o dettato greco siffatto: — tu sei di bellezza e di costume un Faone; — tolto dal Faone amato da Saffo; non dalla poetessa, aggiunge Suida, ma da un’altra da Lesbo, che per lui si lanciò da Leucade. Dai Dialoghi delle cortigiane di Luciano (xii) possiam raccogliere, che le bagasce d’Atene, almeno al tempo dello scrittore, nominavano Faone ogni lor prediletto anco d’altro nome. Nelle reliquie saffiche, dove la poetessa pur mentova quanto o per amore o per odio meglio erale entrato in cuore; la madre, la figlietta, le amiche, le rivali; non è ricordo mai di costui. Che più? dimostra irrepugnabilmente il Müller (Ivi): «che mentre i comici ateniesi hanno di frequente sulla bocca il supposto nome di questo giovine Faone (come nei versi di Menandro presso Strabone, pag. 452), esso però non fu mai pronunziato nelle poesie di Saffo. Chè altrimenti in fatti come avrebbe potuto nascere l’opinione, che la donna che s’accese del bel Faone fosse Saffo l’etéra, anzichè la poetessa (Presso Ateneo,