Se intanto t’ange le convulse membra
Maligno duol, t’affretta di lenirlo
Con olio masticino, esipo, o lento
Grasso dell’oca; arrogi emulso il muco 240Di lin, narcisso, ed enula, con fluido
Mele e croco coricio, e d’olio schiuma.
Che se il viso e le fauci erpete reo
T’assal, con nitro ed acqua medicata
D’erugin verde, il mal, che serpe, aduggi. 245Pur dei caustici sol potrà la forza
L’ulceri consumare, aggiunta ad essi,
Che gli addentri con sè, parte di grasso.
Così qual altra piaga i membri infetti
Pasca, e i duri potrai calli disciorre. 250Se poi tentato invan ciò pur ti sembri,
O ad ogni prova ài spirto e forze pronte,
Nè vuoi protrarre, anzi le acerbe agogni,
Più presto a consumar la peste infame;
D’altri rimedii ti dirò, che quanto 255Aspri son più, tanto più presto i guai
Cessan del male: dappoichè la cruda
Tabe, tenace assai, ma che per molto
Fomite, ardita, le vie dolci e miti
Sdegna, cura non vuole, e più resiste. 260V’à dunque chi storace, e chi cinabro
Usa alle prime, e minio, e stimmi, e trito
Incenso, e il corpo con profumo acerbo
Vapora, ad assorbire il reo contagio.
Ma in vero tal rimedio in parte è duro, 265Fallace in parte, poichè il fiato arresta
Nelle fauci, e l’anela anima appena
Dall’uscir si contien pel corpo tutto.
Perciò non s’usi, a mio consiglio, e giovi
Ai membri sol, cui pascono chironie 270Ulceri, e informi pustulette. — Meglio