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E a tutte cose in ver principio è l’aere:
Ei gravi spesso all’uomo i morbi apporta,
Nato nei molli corpi in mille modi
A infracidire, e a pigliar presto, e i presi
130Mali a recare. — Or come abbia il contagio
Preso, e il tempo mutar chè vaglia, apprendi.
Prima il nitido Sole e gli astri tutti
Scuotono, e a mutar dansi e cielo e terra,
E il liquid’aere, e come anche su in cielo
135Cangiar le stelle e corso e sedi, al pari
Gli elementi quaggiù piglian pur essi
Aspetti varii. Or vedi allor che all’Ostro
Piegò i presti destrieri il sol d’inverno,
E basso più vede il nostr’orbe, dura
140Per gel farsi la bruma, il suol cosparso
Di pruina, ed in ghiaccio i fiumi stretti.
Se poi vicino al Cancro alto ci guarda,
Boschi arde, asseta prati, e in polverosi
Campi squallor piglia l’estate; e certo
145Lo splendor della notte, l’aurea Luna,
Cui serve il mare ed ogni umor, e il grave
Astro Saturnio, e quel di Giove all’orbe
Più mite, e Cipria bella, e l’igneo Marte,
E l’altre stelle mutano pur esse
150Con moti strani gli elementi ognora:
E più se molte insiem congiunte sieno,
O segnino altre vie con vario corso.
E ciò dopo molt’anni, e molti giri
Del ciel rapido avvien, volgendo i fati
155Al cenno degli Dei: ma quando accada,
E maturinsi i tempi e i dì prefissi,
Quai casi ai salsi mari, e ai campi eterei,
Quai sovrastano al suol! Qui tutto è nube
Che in ciel s’addensa, e lo distempra in pioggia,
160Onde travolti a precipizio i fiumi