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LIBRO III.

Ma più felici ormai le selve, e i colli
Del nuov’orbe mi chiamano; da lunge
Risuona il mar oltre l’Erculea meta,
E plaudono remoti i lidi: or canto
5Il gran dono dei Numi, e te da ignoto
Mondo condotta o sacra planta, cui
Dato è impor fine al duolo. — Urania Diva
Venera il sacro bosco, e il crin ricinta
Di nuova fronda, ed in medico ammanto,
10Va mostrando pel Lazio i santi rami.
E me giovi cantar cose non viste
Dai nostri padri, o celebrate unquanco.
Forse avverrà, che alcun preso all’incanto
Di novitade, e a dir uso altre geste,
15Canti le poppe con migliori auspicii
Ose i rischi tentar di Oceano intatto.
Ei dirà pur le terre e i fiumi varii,
E le città, e le genti, e i visti mostri,
Le misurate zone, e le nascenti
20Stelle nell’altro ciel, Arto fra tutte:
Poi le nuove battaglie, ed i vessilli
Dal nuovo orbe recati, e leggi, e nomi.
Canti (nè il crederan l’età venture)
Quanto dell’Ocean l’onda comprende
25Sol da una prora misurato e corso.