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Mi prostro, e bagno... tue vesti... di lagrime...
Placati...
Atreo. (1)
Ad opra tu mi spingi, o madre,
Funesta forse... Sia che può. – Tïeste,
Abbiti regno, abbiti sposa, e figlio;
Ma t’allontana da’ miei sguardi: giura
Di non tornarti in questa reggia, e turpe
Macchia recare, dov’io regno: duro
M’è il fratricidio; ma tua vista assai
È a me più dura.
Tieste. Madre, Erope, figlio,
A che voi mi traëte? Indegno dono
Aver da Atreo la vita! E ben söave
Fora il rifiuto, ma fatale... io vengo
Al giuramento dunque, ove prometta
Perdono tu.2.
Atreo. Perdono?
Tieste. A me fien gravi
Tuoi doni, e pena il rimembrar miei scorsi
Delitti, e a sdegno mi verrà la vita
Poichè rapirla a te tentai; mio core
Non avrà pace mai: credi...
Atreo. Mendaci
Parole spargi: io ben fui teco ingiusto;
E ciò mi dolse, e duolmi: ma più fosti
Empio tu meco.
Tieste. Qual con me se’ stato,
I’ nol rammento; tua clemenza tutto
Cancella: or odi, io tel confesso; duolo
Avrò mortale in rammentarla; acerbo
Tu sembreraimi più: ritogli dunque
Ogni tuo dono: ei m’è più amaro assai
De’ tuoi tormenti; o se lasciar tu il vuoi,
Perdonami.
Atreo. Ad un tratto or se’ pentito
Veracemente!
Tieste. E che a te