![]() |
Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. | ![]() |
A questa reggia. Pur se gl’infelici
Mertan qualche pietà, re, il tristo figlio
(E che rileva il modo? è nostro, è nostro)
Pria di morir concedi: ei cada, e spiri
Su noi, ten priego.
Atreo. Sì, morrà, felloni;
E pagherete quel desio di stragi,
Che sì v’accese: morirà. – Ma questo
Non è ancora l’istante.[1]
O tu, disgiunti
Custodisci costor: d’essi sarammi
Tua vita pegno.[2].
Ippodamia, e Detti
Ippodamia. Oimè! che avvenne?[3]
Arresta,
Emneo. – Miei figli...
Erope. Madre!
Atreo. ([4])
Il re parlotti:
Non l’ubbidisci?
Erope. O madre, il figlio...
Ippodamia. Numi!
Tieste. Atreo, morte.[5].
Atreo, Ippodamia, Guardie nel fondo
Atreo. Al nuovo dì tremenda
L’avrai. Giocondo il tuo morir mi fia,
Poichè assecura il viver mio.
Ippodamia. Qual volgi
Cura feroce?
Atreo. No; lieve: di morte
Punir chi morte dar voleami