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294 | poesie giovanili. |
di invocarti, e tu in dovere di soccorrerci, non solo perchè partecipi del sangue italiano, e la rivoluzione d’Italia è opera tua, ma per fare che i secoli tacciano di quel Trattato che trafficò la mia patria, insospettì le nazioni e scemò dignità al tuo nome.
E’ pare che la tua fortuna, la tua fama e la tua virtù te ne abbiano in tempo aperto il campo. Tu ti se’ locato sopra un seggio donde e col braccio e col senno puoi restituire liberta a noi, prosperità e fede alla tua Repubblica, e pace all’Europa.
Pure, nè per te glorioso, nè per me onesto sarebbe s’io adesso non t’offerissi che versi di laude. Tu se’ omai più grande per i tuoi fatti che per gli altrui detti: nè a te quindi s’aggiugnerebbe elogio, nè a me altro verrebbe che la taccia di adulatore. Onde t’invierà un consiglio, che essendo da te liberalmente accolto, mostrerai che non sono sempre insociabili virtù e potenza, e che io, quantunque oscurissimo, sono degno di laudarti, perchè so dirti fermamente la verità.
Uomo tu sei, e mortale, e nato in tempi ne’ quali la universale scelleratezza sommi ostacoli frappone alle magnanime imprese, e potentissimi incitamenti al mal fare. Quindi o il sentimento della tua superiorità, o la conoscenza del comune avvilimento potrebbero trarti forse a cosa che tu stesso abborri. Nè Cesare prima di passare il Rubicone ambiva alla dittatura del mondo.
Anche negli infelicissimi tempi le grandi rivoluzioni destano feroci petti ed altissimi ingegni. Che se tu, aspirando al supremo potere, sdegni generosamente i primi, aspirando alla immortalità, il che è più degno delie sublimi anime, rispetterai i secondi. Avrà il nostro secolo un Tacito, il quale commetterà la tua senlenza alla severa posterità. Salute.