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FRAMMENTI DI POESIE ORIGINALI.


FRAMMENTO DELL’ALCEO.1

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I doni di Lïeo nell’auree tazze
Coronate d’alloro, o naviganti,
Adorando, e libateli dall’alta
Poppa in onor della palmosa Delo,
Ospizio di Latona, isola cara
Al divino Timbrèo, cara alla madre
Delle Nereidi, e al forte Enosigèo.
Non ferverà per noi l’ira del flutto
Dalle Cicladi chiuso, ardue di sassi,
Né dentro al nembo2 suo terrà la notte
L’aure seconde, e l’orïente guida
Delle sviate nubi. Udrà le preci
Febo; dai gioghi altissimi di Cinto,
Lieta d’ulivi e di vocali lauri,
Al nostro corso le cerulee vie
Spianerà tutte, e agevoli alle antenne
Devote manderà gli Eolii venti;
Però che l’occhio del figliuol di Giove
Lieto fa ciò che mira: Apollo salva
Chi Delo onora. O stanza dell’errante
Latona! Invan la Dea lidi e montagne
Dolorando cercò: fuggíanla i fiumi,
E contendean a correre col vento.
Ove più poserai dal grave fianco
Lo peso tuo? né avrà culle e lavacri

  1. Da un Indice delle opere del Foscolo, compilato dall’illustre signor Panizzi bibliotecario del Museo Britannico, apparirebbe che l’Alceo fosse stato finito. Noi per altro abbiam potuto aver contezza soltanto di questo squarcio, che qui riportiamo quale lo pubblicò il Carrer nel 1842.
  2. Credo cbe debba leggerai grembo, come due versi sotto forse converrebbe leggera delle sviate navi.