che, giovinetto, ne fu testimone. Nel tempo che il Foscolo stava a modello, e il Fabre dipingeva, venne una grave scossa di terremoto. Il poeta non si mosse; il pittore si arrestava un istante, finchè la mano potesse ripigliare la sicurezza dei tocchi, poi proseguiva; nè alcuno di loro parlò. - Di questo ritratto il Fabre autenticò poi colla sua approvazione una bella copia in piccolo, fatta dal pittor fiorentino Garagalli, e diresse pure la formazione in gesso di due busti al naturale, fatti sul primo ritratto del nostro poeta. Di essi busti, uno fu spedito a Cammillo Ugoni a Brescia, l’altro, unitamente alla copia del signor Garagalli, si conserva presso gli eredi della Donna gentile1. L’avere il Fabre adoperato il suo pennello e le sue cure circa alla effigie di quei due chiari ingegni è tanto più degno di essere osservato, in quanto che egli non volle mai ad alcun patto ritrarre il potentissimo Guerriero che si assise sul soglio dei Capeti, o che l’usurpò, come l’artista medesimo diceva; chè nel serbar fede all’antica dinastia di Francia, e a quei principj che chiamano di legittimità, fu inconcusso. Io non dubito quindi che a molti non sia per sembrare cosa strana e quasi incomprensibile quell’amicizia che egli ebbe coi due più liberi poeti che, eccetto il Parini, sieno sorti in Italia da Dante in poi; ma non sarà tale per coloro che sanno su che principalmente si fondi la corrispondenza di affetto nei magni spiriti: ed io credo che notare questo fatto, certo non comune, sia un render nuovo tributo di lode alla memoria di tutti e tre. Ma, per tornare a dire alcun che particolarmente del nostro pittore, egli col volgere degli anni vide i suoi meriti retribuiti con degni onori. Fu membro corrispondente dell’Istituto di Francia, professore dell’Accademia di Belle Arti in Firenze, cavaliere della Legion d’onore, e del Merito di Toscana; ed ebbe titolo di barone. Negli ultimi tempi del viver suo fu invitato a Parigi ad occupare il posto di Pittore del Re, ma egli se ne scusò. Rimasto erede dei manoscritti alfieriani per disposizione della Contessa d’Albania, dei più preziosi fece dono alla Laureziana, provvedendo in tal guisa acciò non andassero dispersi. Finalmente da Firenze passato ad abitare a Montpellier, ivi cessò di vivere il 16 marzo 1837, dopo avervi fondato un nobile Museo che porta il suo nome, e lasciando in eredità tutte le sue sostanze al rammentato signor professore Santarelli, dal quale ho avuto queste notizie.
- ↑ Mi è grato aggiungere che un bel busto in marmo del Foscolo viene attualmente lavorato in Firenze dal giovine artista signor Enrico Pazzi ravennate, il quale si è proposto di scolpire in simil guisa il ritratto de’ più insigni poeti della rediviva Scuola civile italiana, cominciando del Parini e dall’Alfieri. Sia lode al nubile divisamento, e la fortuna arrida alla sua esecuzione!