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272 | le grazie |
Pag. 218. Nota seconda.
Non sarà discaro a’ lettori che io riferisca un aneddoto relativo alle tre Vergini divine cantate dal Foscolo, e riferitomi dall’abate Missirini, che ne fu testimone.
Quando il gruppo delle Grazie venne esposto in Roma, il celebre Thordwaldsen andò a vederlo, e, dopo averlo a lungo esaminato, disse: «La parte davanti di questo gruppo mi piace assai; queste Grazie si atteggiano graziosamente; le figure sono dilicate, pastose, gentilissime, e direi voluttuose. Il disegno corretto; le linee tutte armoniche; le sembianze ritraggono del divino, come quelle di chi partecipa della divinità e sta sempre fra gli Dei. In ogni parte spirano soavissimo amore. Oh, le belle estremità, finite colla ultima cura! Tutto è squisito: tutto sparge una seduzione che va al cuore. Canova è lo scultore degli affetti! — Nondimeno, sia con sua pace, dalla parte posteriore questo gruppo non mi contenta. Tante braccia che s’incatenano, e si accavallano insieme, e cuoprono anche alcuna parte del nudo, mi sembrano un viticchio. Peccato! — Ma oggimai è tanto bello il davanti, che basta.»
Riferito quel giudizio allo scultore, egli, che era docilissimo ed amico al vero, lo riconobbe giusto in parte, e rispose: «Or bene, io comporrò di nuovo un gruppo delle Grazie, che parranno una figura sola.» Detto fatto: immaginò e modellò in piccolo tre fanciulle, che si abbracciano amorosamente nel prospetto anteriore. La fanciulla di mezzo è più grandicella delle altre, e stende le braccia al collo delle sorelle; quella a sinistra alza la mano sulla spalla della maggiore, e la destra prolunga tanto il braccio alla nuca di quella di mezzo, che va a prendere la mano dell’altra: così sono bellamente incatenate in un soavissimo amplesso. A vicenda piegano il collo, e si riguardano, e si sorridono, e pare che si dicano: restiamo sempre così congiunte!
Questa invenzione destò l’entusiasmo generale, perchè veramente poetica, nuova e affettuosissima. L’Autore diceva al Missirini: «Se potrò esprimere in marmo questa idea, fra le mie statue sarà questa l’opera che più durerà intatta, perchè meno soggetta ai casi d’infrangersi. Non ha verun aggetto, projezione, sporgenza; tutte le parti aderiscono, e formano un corpo solo.»