385Secretamente spargerà le chiome
Sovra il sepolcro mio,1 quando lontano
Non prescrivano i Fati anco il sepolcro.
Confortatela, o Grazie, or che non vive,
Qual pria, felice. I balli e le fanciulle 390Di nera treccia insigni e di sen colmo,
Sul molle clivo di Brianza,2 adorna
Di giovenile rosëo candore,
Guidar la vidi: oggi le vesti allegre
Obliò mesta e il suo vedovo coro. 395E, se alla Luna e all’etere stellato
Scintillando più azzurro Eupili ondeggia,3
Il guarda avvolta in lungo velo, e plora
Coll’usignuol, finchè l’Aurora il chiami
A men soave tacito lamento. 400Deh! nel lume ravvolte aureo dell’Alba
A lei movete, o belle Grazie, intorno;
E nel mirarvi, o Dee, tornino i grandi
Occhi fatali al lor natio sorriso.
↑385-86. Anco ai dì nostri le donne greche conservano l’uso dei loro antenati, di consacrare le loro chiome ai cari estinti.
↑391. La Brianza «è un aggregato di fertili e ridenti colline, che trovansi nella Lombardia, provincia di Como, a borea di Milano e di Monza, ed a ponente da Lecco, tra l’Adda e il Lambro.» (Rampoldi, Corografia ec.)
↑396. I laghi di Pusiano, d’Annone e d’Alserio, che occupano il centro della Brianza, sembra che una volta tutti insieme riuniti formassero l’antico Eupili menzionato de Plinio il vecchio. Ora tal nome dai poeti vien dato particolarmente al lago di Pusiano. Così il Parini, che sulle sue rive cantò, fra gli altri, questi versi eterni, che se non debbono formare l’impresa di chi coltiva le Lettere, è meglio che non vi sieno letterati. «Me non nato a pecuotere Le dure illustri porte Nudo accorrà, ma libero, Il regno della morte; No, ricchezza nè onore Con frode e con viltà, Il secol venditore Mercar non mi vedrà.»