Allor concede le Gorgoni a Marte 170Pallade, e sola tien l’asta paterna
Con che i Duci precorre alla difesa
Delle leggi e dell’are, e per cui splende
A’ magnanimi eroi sacro il trionfo.
Poi beata in quell’Isola s’asconde, 175E le Dive minori alle gentili
Arti ammaestra: e quivi casti i balli,
Quivi i canti dolcissimi, e fiorita
Sempre a’ passi la terra, ed aureo ’l giorno,
E limpido il notturno aere stellato. 180Corsero intorno le celesti alunne,
Come giunse, alla Diva. Ella a ciascuna
Compartì l’opre del promesso dono
(Era un velo) alle Grazie.1 Ognuna allegra
Agl’imperj obbedia: Pallade in mezzo 185Colle azzurre pupille amabilmente
Signoreggiava il suo virgineo coro.
Attenuando i rai aurei del sole,
Volgeano i fusi nitidi tre nude
Ore,2 e del velo distendean l’ordito. 190Venner le Parche di purpurei pepli
Avvolte e il crin di quercia,3 e di più trame
Raggianti, adamantine, al par dell’etra
E fluide e pervie e intatte mai da Morte,
Trame onde filan degli Dei la vita, 195Le tre presaghe riempiean le spole.
Non men dell’altre innamorata, all’opra
Iri scese fra’ Zefiri; e per l’alto
Le vaganti accogliea lucide nubi
↑183. La descrizione del Velo delle Grazie, col simulato titolo di traduzione di un antico frammento greco scoperto dal Foscolo nel monastero di San Dionigi al Zante, e che vorrebbesi attribuire a Fanocle, fu pubblicata dal Poeta in Inghilterra in un libro assai raro, consacrato ad illustrare non solo il gruppo delle Grazie, ma ancora altre insigni produzioni dell’Arte, possedute dal Duca di Bedford. Noi abbiamo fatto uso con libera scelta tanto delle lezioni che ci offrono quei frammenti pubblicati in Inghilterra, quanto di quelle porteci dai Mss. d’Ugo.
↑188. Il giorno era diviso dagli antichi Greci e dai Romani solamente in tre parti; e così la notte. (Omero, Iliad., lib. X, v. 252-3) (F.)
↑190-91. Anco presso Platone, e nell’antico Inno alle Parche attribuito ad Orfeo esse vengono rappresentate come coperte di veli tessuti della più risplendente e lucida porpora. E Catullo nel carme Delle nozze di Peleo e di Teti le descrive avvolte intorno di fronde di quercia, emblemi sì gli uni come le altre della loro suprema e irresistibile autorità e forza.