Per consiglio di Pallade, recando 590L’ara fatale ove scolpite in oro
Le brevi rifulgean libere leggi,
Un dì madri dell’Arti:1 e a somma l’ara
Ralluminò il gentil foco di Vesta,
Che inestinto vagò per la profonda 595Barbara notte, e la rompea talvolta:2
E le risse civili, e le riarse
Ire di parte andò temprando; e i toschi
Animi a generose opre rivolse.
Ecco prostrata una foresta, e fianchi 600Orridi d’alpe, e masse ferree, immani
Al braccio de’ Ciclopi, a por delubro3
Che tardo ceda a’ muti urti del Tempo.
E al suono che invisibili spandeano
Le Grazie intorno, assunsero nell’opra 605Nuova speme i viventi; e l’Architetto,
Maravigliando della sua fatica,4
Quasi nubi lievissime, dal suolo
Ferro e abeti vedea sorgere e marmi,
A sua legge arrendevoli; e sublimi 610Curvarsi in arco aereo, imitanti
Il firmamento. Attonite le Muse,
Come vennero poscia, alla divina
Mole il guardo levando, indarno altrove
Cercando gìan col memore pensiero, 615Se Palla avesse argive Arti o latine
Spirato mai a sì fatto portento.
Coll’alvear lietissimo dell’Api
Veleggia intanto, e l’áncora nel fiume
↑590-92. I primi documenti di civiltà ai popoli ne’ tempi teocratici furono segnati sulle Are. (Vico, Scienza Nuova.)
↑595. Le lettere e le arti non perirono affatto in Italia nemmeno durante la più profonda barbarie del medio evo.
↑599-601. Descrive la costruzione del tempia di Santa Maria del Fiore.
↑606. Chi ha veduto la meravigliosa testa del Brunellesco scolpita dall’illustre Pampaloni, troppo presto rapito alla gloria delle arti ed alla Italia, in atto di guardare l’opera incomparabile del suo genio, si sente tentato a credere che il pensiero dello scultore fosse animato da questo verso bellissimo; il che però non sembra possibile. Ma uno è il principio dell’Arti d’imitazione. — Fatica per opera si trova anco negli antichi scrittori. (Vedi Manuzzi, Dizionario della Crusca.)