205Spiratrici e d’imagini leggiadre
Sentirete le Dee; — ma vi rimembri
Che inverecondo le spaventa Amore! II.
Torna, deh! torna al suon, donna, dell’arpa;
Mira la tua bella compagna; e viene 210Seconda al rito, a circondar l’altare
Di liete danze, ed a guidar le ninfe.
Pur l’insubre città, cui tanta valle
Le Najadi fan pingue, e cui feconde,
Di mille pioppe aeree al susurro, 215Le mandre ombrano i campi, or la richiama
Fra lo splendor de’ suoi balli notturni,
E alle cene ospitali, e in mezzo agli orti
Freschi di frondi e intorno aurei di cocchi,
Lungo i rivi d’Olona.1 E già tornava 220Questa gentile al suo molle paese,
Chè al Tebro, all’Arno, ov’è più sacra Italia,
(Così imminente omai freme Bellona!2)
Non un’ara trovò, dove alle Grazie
Rendere il voto d’una regia sposa. 225Ma udi ’l canto, udì l’arpa; e vêr noi move
Agile come in cielo Ebe succinta.3
Sostien del braccio un giovinetto cigno,4
E togliesi di fronte una catena
Vaga di perle a cingerne l’augello. 230Quei lento, al collo suo del flessuoso
Collo s’attorce, chè di lei contempla
Neri sulle sue lattee piume i crini
↑219. Il fiume Olona scorre presso Milano, l’insubre città superiormente accennata.
↑222. Bellona, Dea della guerra presso i Romani, dai Greci fu nomata Enio. Non vuole esser confusa con Minerva, ancorchè più d’uno lo abbia fatto.
↑226. Chi non conosce la divina coppiera de’ Numi, la Dea della giovinezza, particolarmente dopo che il Canova l’ebbe veduta scendere dal cielo a recargli una tazza di nèttare, l’ebbe ritratta in marmo? — Ed il Poeta nostro la vide, e la ritrasse perfettamente in questo verso.
↑227-231. Questo amabile augello, caro a Venere ed alle Grazie, suole esprimere la sua benevolenza attorcendo carezzevolmente il lungo collo attorno all’oggetto della sua affezione. (Ionston.)