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inno secondo. | 237 |
175Aurei giacinti e azzurri alle giunchiglie
Di Bellosguardo, che all’amante suo
Coglie Pomona;1 e a’ garofani alteri
Della prole diversa e delle pompe;
E a’ fiori, che dagli orti dell’Aurora
180Novella preda a’ nostri liti addussero
Vittorïosi i Zefiri sull’ale,
E or, fra’ cedri al suo talamo imminenti,
D’ospite amore e di tepori industri
Questa gentil sacerdotessa edùca.
185Spiran soavi, e armonïosi agli occhi,
Come all’orecchie il suon, splendono i serti
Che di tanti color tesse e d’odori:2
Ma il fior che altero del suo nome han fatto
Dodici Dei ne sceglie, e il dona all’ara
190Pur sorridendo, e in cor tacita, prega.3
Con lei pregate, o donzellette, e meco
Voi, garzoni, miratela. Il secreto
Sospiro, il riso del suo labbro, il dolce
Foco esultante nelle sue pupille,
195Faccianvi accorti di che preghi, e come
L’ascoltino le Dive. Or forse impetra
Che di loro l’amabile consiglio
Per lei s’adempia. I pregi che dal cielo,
Per pietà della terra, han le divine
200Vergini caste, non a voi li danno;
Li danno a’ vati, e artefici eleganti,
Ed a qual più gentil donna le imita.
A lei correte, e di soavi affetti
- ↑ 178. Pomona, Dea tutelare de’ giardini, e delle piante fruttifere. Fu amata da molti, ma essa riamò soltanto Vertunno.
- ↑ 186-188. Nota la triplice corrispondenza degli odori, de’ colori e de’ suoni, derivante dal principio unico dell’Armonia, inteso soltanto dall’uomo, come avverte Cicerone negli Uffizj. (Lib. 1, cap. 3.)
- ↑ 189-190. La rosa, alludendo ad un passo di Anacreonte nell’Ode 53, del quale ecco la traduzione. — Quando dalla spuma del mare ceruleo emerse rugiadosa Citerea, e dalla fronte di Giove uscì la guerriera Minerva; allora pure la terra diè vita con ammirabile parto al nuovo fiore della Rosa. Al nascer suo, i congregati Dei dell’Olimpo l’aspersero di néttare, e altero dallo spinoso cespo sorse il fiore immortale di Lieo.
della radica, le memorie del luogo di cui è indigena. — Le mura della patria di Dante e del Ferruccio sono tuttavia «Inghirlandate dell’antico giglio,» come cantava il mio onorevole amico E. Mayer. (Vedi La Rosa di Maggio 1841.)