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inno secondo. 235

120Docili al suono, aleggiano più ratti
Dalle linfe di Fiesole e da’cedri
A rallegrare le giunchiglie, ond’ella
Oggi, o Grazie, per voi l’arpa inghirlanda,
E a voi quest’Inno mio guida più caro.
      125Già del piè, delle dita e dell’errante
Estro, e degli occhi vigili alle corde,
Ispirata, sollecita le note,
Che pinger san come Armonia diè moto
Agli astri, all’onda eterea e alla natante
130Terra per l’oceàno; e come franse
L’uniforme creato in mille volti
Co’ raggi e l’ombre, e il ricongiunse in uno:
E i suoni all’aere, e diè i colori al sole,
E l’alterno continuo tenore
135Alla Fortuna agitatrice e al Tempo;
Si che le cose dissonanti insieme
Rendan concento d’armonia divina,
E inalzino le menti oltre la terra.
Così quando più gajo Euro provóca
140Sull’alba il queto Lario, e a quel susurro
Canta il nocchiero, allegransi i propinqui
Liuti, e molle il flauto si duole
D’innamorati giovani è di ninfe
Sulle gondole erranti;1 e dalle sponde
145Risponde il pastorel colla sua piva:
Per entro i monti rintronano i corni

  1. 139 e seguito. I Latini nomavano Larium quello che ora si chiama lago di Como, formato, come ognuno sa, dalle stagnanti acque dell’Adda. Di esso, e dell’amenissimo paese intorno fa ampia descrizione un altro sacro ingegno, il Manzoni, nelle prime pagine de’ Promessi Sposi. — Per ciò che spetta a questa similitudine foscoliana, ci sembra che pochi altri tratti di poesia antica o moderna le sieno eguali in quella perfezione che resulta da stile elaborato ed eletto. — Qui occorre aggiungere, che fra le molte copie autografe di questo squarcio da noi esaminate ve ne ha una che contiene un verso di più, posto fra il 144 e il 145, e dice:

    Lietissimo specchiandosi nell’onde.


    Noi però, dopo lunghe riflessioni, non abbiamo voluto ammetterio nella nostra lezione, per tema che, oltre la ridondanza della imagine, la triplice desinenza sponde, onde, risponde, ancorchè cercata a bella posta dall’Autore, accennasse a certa intemperanza che offendesse i lettori di squisito gusto; e però inducesse un difetto, piuttosto che una nuova bellezza. Principalissima virtù nell’Arte è quella di cogliere il giusto punto; e il gran Cantore delle Grazie la possedeva a meraviglia. Quindi la perpetua religione in noi di non accettare verso o parola, quantunque ben suoi, quando potessimo credere ch’ei li avrebbe rifiutati.