Quinci il veglio mirò volgersi obliqua,
Affettando or la via su per le nubi,
Or ne’ gorghi letéi precipitarsi 90Di Fortuna la rapida quadriga,
Da’ viventi inseguita; e quel pietoso
Gridò invano dall’alto: a cieco duce
Siete seguaci, o miseri! e vi scorge
Dove in bando è pietà, dove il Tonante 95Più adirate le folgori abbandona
Sulla timida terra; ove le mèssi
Calpestano gli alipedi di Marte.
Ardon l’Erinni di lor man le antique
Selve e le moli, opra de’ regi. L’ombre 100Magnanime d’Eroi fremon confuse
Fra lunga schiera di garzoni estinti
Fuor degli occhi paterni:1 il piè alla proda
Movono d’Acheronte, e gli occhi, errando,
Cercan fra le tenébre il solar raggio 105Anzi tempo smarrito. O nati al pianto
E alla fatica, se virtù v’è guida,
Dalla fonte del duol sorge il conforto.
Ah! ma nemico è un altro Dio, di pace,
Più che Fortuna, e gli innocenti assale. 110Ve’ come l’arpa di costei ne geme!
Geme che a tante verginette il seno
Sfiori, e di pianto, in mezzo alle carole,
Le lor pupille invidïoso inondi.
per sè gode frattanto ella, che Amore, 115Per sè, l’altera giovine, non teme.
Ben l’ode, e sull’ardenti ale s’affretta
Alle vendette il Dio; ma a quelle note
Tosto l’arco terribile gli cade.
E i montanini Zefiri fuggiaschi,
↑99-102. Qui l’Autore ha avuto il pensiero ad un bel tratto di Virgilio nel principio della descrizione dell’Inferno (Eneid., lib. 6); ma sembra che l’abbia migliorato. Noterò una cosa sola: Virgilio parla di giovani posti sul rogo avanti agli occhi de’ genitori: — Impositique rogis juvenes ante ora parentum; — il che desta maggior pietà pei superstiti che per gli spenti, contro il diritto intento del Poeta. Nella espressione foscoliana la cosa procede al contrario, e vi ha maggior convenienza.