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inno primo. 229

335E Cinzia sempre fu alle Grazie amica,
ognor con esse fu tutela al core
Delle ingenue fanciulle, ed agl’infanti.1
     Quattro volte l’Aurora era salita
Sull’orïente a riveder le Grazie
340Dacchè nacquero al mondo; e Giano antico,
Padre d’Ausonia, e l’itala Anfitrite
Inviavan lor doni, e un drappelletto
Di Najadi e fanciulle eridanine;
E quante i pomi d’Anïene, e i fondi
345Godean d’Arno e di Tebro, e quante Ninfe
Avea ’l mar d’Aretusa;2 e le guidavi
Tu più che giglio nivea Galatea.3
     Ma, non che ornar di canto, e chi può mai
Ridir l’opre de’ Numi? Impazïente
350Il vagante Inno mio fugge ove incontri
Grazïose le genti ad ascoltarlo:
Pur non so dirvi, o belle Suore, addio;
E mi detta più alteri inni il pensiero.
Ma dove or io vi seguirò, se il Fato,
355Ah! da gran tempo omai profughe in terra,
Alla Grecia vi tolse, e se l’Italia
Che v’è patria seconda, i doni vostri,
Misera! ostenta e il vostro nume oblia?
Pur molti ingenui de’ suoi figli ancora
360A voi tendon le palme. Io, finchè viva
Ombra daran di Bellosguardo i lauri,
Ne farò tetto all’ara vostra, e offerta
Di quanti pomi educa l’anno, e quante
Fragranze ama destar l’Alba d’aprile.
365E il fonte, e queste pure aure, e i cipressi,
E secreto il mio pianto, e la sdegnosa
Lira, e i silenzj vi fien sacri, e l’Arti.

  1. 337. I fanciullini sono cari alle Grazie. (F.)
  2. 340-346. Giano, primo fondatore della civiltà italica e re del Lazio, ove accolse Saturno fuggiasco dal Cielo. Anfitrite, sposa di Nettuno. — Najadi, Ninfe de’ fonti e de’ fiumi, come del Po, ossia Eridano. — Aniene o Anio, oggi Teverone, fiume che scorre nelle campagne di Tivoli. — Aretusa, fontana nell’isola di Ortigia presso la Sicilia.
  3. 347. Galatea, Ninfa del mar Sicano cara ad Aci e al ciclope Polifemo. Essa simboleggia la modestia, che, secondo l’Autore, è un raffinamento di un’anima gentile che sente il proprio merito, ma lo vela per non offendere gli altri. (F.)