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AVVERTENZA 203

tu potrai farti una sufficiente idea delle infinite difficoltà con cui ho dovuto lottare. E per nutrire qualche fiducia di uscirne vincitore, mi parve di dovermi proporre cinque cose: 1ª leggere e rileggere tutti gli scritti d’Ugo sino allora pubblicati sì in verso che in prosa, onde tentare di addentrarmi nelle viscere non meno dell’uomo che dello scrittore; 2ª scolpirmi fortemente nella memoria tutti i versi degl’Inni con le varianti loro, senza tralasciare cosa alcuna, affine di poter provare il riordinamento del Carme, quasi conversando nella solitudine del pensiero collo spirito dell’Autore; 3ª non riconoscere alcuna autorità dei precedenti editori, se non consuonasse col mio intimo convincimento; 4ª non istancarmi di prender copia di quei ricomposti frammenti, circa ai quali mi sembrasse di aver colto nel segno; 5ª finalmente di non lasciarmi adescare dalle varianti, ancorchè bellissime, ove, tutto ponderato, cospirassero meno alla economia ed all’effetto generale del Poema. Queste, eccetto due o tre di cui rendo ragione nelle Note, le lascio volentieri agli spigolatori avvenire; ma sì gli spigolatori che i critici in generale io voglio fin d’ora avvertiti a non arrischiarsi a censurare le lezioni da me prescelte, per anteporre ad esse altre che più loro andassero a talento, se prima non hanno speso sugli autografi quanto tempo e quanta diligenza vi ho speso io; altrimenti temo assai che non sieno per avere il torto presso la posterità.1 E di una cosa voglio ammonire i lettori di quest’Inni, e particolarmente i giovani, più per consultare alla utilità loro che alla fama dell’Autore. Almeno tre volte li rileggano, e sempre riposatamente e con affetto: nè preteriscano la Ragion poetica e le Note. Queste in parte sono del Foscolo, in parte mie. Le prime vanno distinte con un F, le seconde non hanno segno alcuno. Quando tutto ciò non vogliano fare, io grido loro in nome del Poeta: per voi non scrissi. Cercate altri versi (e l’età non ne è scarsa)2 che possano trangugiarsi tutti d’un fiato, come un bicchiere d’acqua fresca: ma l’acqua della mia Castalia non è così. Il mio Parini già dettò, ed io mi appropriai vivendo questa sentenza:

                                             Orecchio ama pacato
               La Musa, e mente arguta, e cor gentile.

Con queste poche e semplici, ma, per quello che io credo, non

  1. Sopra a tutto rammentino ciò che il Poeta diceva nelle illustrazioni alla Chioma di Berenice, e che io sovente ho ripetuto con sacro terrore a me stesso, davanti al suo ritratto, nel riordinare gli scritti di lui: — Sono pure indiscreti, per troppa amicizia, gli editori delle opere postume!
  2. Lo sciame de’ Poeti, prima di stordire l’Italia colle sue ciance, studi gli antichi. Foscolo, Chioma di Berenice.