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202 avvertenza.

i miei pensieri e tutte le mie forze erano rivolte a ciò, nella primavera dello stesso anno ella fu assalita da quell’acerba malattia la quale poco dopo lei rapl, e me gittò in tanto sconforto, che quella pubblicazione soffrl ritardo. Poi sopravvennero le politiche agitazioni d’Italia e d’Europa, che, col consenso degli Eredi, m’indussero a soprassedere, nella espettativa di tempi più propizj ai liberali studj della pacifica Musa; finchè oggimai, parendo a me che la stessa incertezza di un avvenire, cui è lecito prevedere tempestosissimo e pieno di sciagure, ne consigli a mettere in sicuro questo novello pegno di gloria italiana coll’affidarlo alla guarentigia della pubblicità, io lo do in luce.

In quanto alle norme da me seguite nello scegliere fra le moltissime lezioni dei manoscritti, nell’adottare o nel rifiutare questo o quello squarcio, nel cogliere i nessi più artificiosi fra tanti e sì diversi quadri ed imagini, affine che il cercato effetto del chiaro-scuro non nuocesse alla semplicità, nè questa a quello, nel ritessere insomma la bella e magnifica tela del Carme, mi sarebbe oltremodo difficile, per non dire impossibile, il renderne minuto conto ai Lettori. Sappiano essi che l’Autore, circa alla economia del suo lavoro, oltre quanto genericamente accenna nella Ragion poetica, non ne lasciò alcun lume fidato. E vero che in un suo Copia-lettere militare si rinviene una specie d’Indice o Sommario delle moltissime materie onde doveano constare i due primi Inni; ma anch’esso è talmente pieno di pentimenti, d’incertezze e di contradizioni, da non poterne trarre alcun reale vantaggio. Nè ti avvisassi mai di seguire con fiducià la via che il Poeta ti apre co’ suoi versi, voglio dire coll’addentellato di quelle mille frazioni (ora sei, ora due, ora dieci, o al più quindici versi per volta) con che, al pari di chi lavora in mosaico, andò formando quest’Inni, e, credo, ogni altra sua Poesia. Tu ne rimarresti forte beffato, poichè, quando tu più credessi di essere sicuro di lui e di te stesso, vedresti a un tratto che per quel sentiero ei non va più avanti; e, leggendo altrove, ti accorgeresti che egli ha creduto più utile prenderne un altro, per abbandonare poi fors’anche questo; e così di mano in mano, finchè l’animo suo inquieto e anelante alla perfezione dell’Arte non trovi ove riposarsi.

Ora, se, oltre a tutto ciò, tu rifletti quanti cangiamenti e modificazioni, quali derivanti da più maturo consiglio, quali da transitoria allucinazione d’intelletto, quali da capriccio e bizzarria di carattere (io ne ho ravvisati molti di ogni genere in quei preziosi scartafacci) debbano essere stati indotti nella composizione del Carme dalla diuturnità del tempo in che è stato dettato, dalle procellose passioni e dalle fiere vicende che perpetuamente agitarono l’anima del Poeta,