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76 | note. Versi 5 — 6. |
ciò se non per osservare i moti celesti? Litigavano per Endimione non solo quei di Caria, e quei d’Oeta, ma i Locrj, gli Etoli, gli Eliensi, e molti altri popoli: più forse per la gloria di un valente cacciatore, che di un osservatore de’ celesti fenomeni? Ed il poeta che ha per soggetto una nuova costellazione non dee alludere al più antico astronomo anziché al più antico cacciatore?
Gyro aerio. Scomunica il Vossio chi non giura su la sua lezione intendendo clivo celeste. L’erudizione è bellissima con cui contende, ma la congettura destituta d’ogni ragione. Giro è qui il cerchio che la luna percorre.
— Seu bruma nivalem
Interiore diem gyro trahit.
Horat. lib. ii sat. vi vers. 25.
Il giovine Douza ha tradotto, parmi con assai eleganza, questi due versi,
Ὡς ποτὲ Λάτμιον ἄντρον ἔρως γλυκὺς ηερόφοιτον
Κρυπταδίως κατάγοι Ἄρτεμιν οὐρανόθεν.
I grecisti la paragonino con le traduzioni seguenti, la prima dello Scaligero, l’altra del Salvini.
I.
Μήνην τ' οὐρανόθεν Λάτμον κατὰ παιπαλόεντα
Λάθρῃ ἀποπλάζων ἵμερος ὦρσε γάμου.
Ii.
Ὡς ὐπὸ τοῦ Λάτμου σκοπέλους κατέβαλλε λαθραίως
Οὐρανόθεν Μήνην ἵμερος ἐκκαλέσας.