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poco mancò che non cacciasse da tutte le biblioteche le statue ed i libri di Virgilio e di Livio.
VIII. Tornando alla religione, ciascuno de’ poeti teologi e storici da noi citati, è pur poeta ebreo, inglese, italiano; ma Omero solo è poeta de’ secoli e delle genti. Si ha ciò forse ad ascrivere alla antichità, a cui amano i mortali di congiungersi con l’immaginazione per possederla ed aggiungerla alla loro vita presente? Ma gli ebrei furono contemporanei d’Omero; anzi, per le loro storie, più antichi. Forse al lume che gli scrittori hanno dato a que’ tempi? Sono più illustrate le storie inglesi e le nostre. Dunque è pur forza ascrivere questo effetto alla universalità di quella religione omerica, che, distesa a tutte quasi le nazioni, da cui le moderne discendono, la reputiamo eredità degli avi; e molto più alla allegoria che quegli iddii hanno a tutte quante le passioni ed a tutte le cose naturali. Per questa religione Omero, quel maestro di Alessandro, fu detto padre delle arti belle’, e l’Iliade fonte di tragedie; ed ebbe egli quindi gloriosi discepoli in Grecia, seguiti poi da que’ latini, che noi onoriamo come maestri della poesia. Uno de’ discepoli di Omero è