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DISCORSO QUARTO

Della ragione poetica di Callimaco

I. Esporrò l’economia di questo componimento, risalendo alla natura della poesia, e specialmente della lirica. Questo poema che, per lo suo metro, corre sotto il nome di elegia, racchiude quasi tutti i fonti del mirabile e del passionato. È mirabile una chioma mortale rapita da Zefiro alato, per comando di una novella deità, da pochi anni fatta partecipe del culto di Venere. Mirabile che sia locata fra le costellazioni, che sovr’essa passeggino gli Dei, che all’apparire del Sole ritornisi anch’ella in compagnia di Tetide, e fra i conviti e le danze delle fanciulle oceanine. Ma questo mirabile riescirebbe nullo, ove non fosse appoggiato alla religione di que’ popoli, e poco efficace se la religione non lusingasse le loro passioni e non ridestasse nell’immaginazione simolacri non solamente divini, ma simili a quelle cose che sono care e necessarie a’ mortali. Onde questa sorte di meraviglia chiude in se stessa anche una certa passione, diversa da quella di cui parleremo dapoi.