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Pappo alessandrino si può desumere come contende lo Scaligero ch’ei le avesse rivolte all’astrononomia. Eratostene, suo coetaneo, sommo ingegno1, aveva incominciato a stabilire l’anno con più felicità di Numa2, di Solone e de’ geometri della scuola platonica: ma al solo Ipparco, che fiorì forse un secolo innanzi Virgilio, avvenne di determinare3 primo, e con più esattezza, il giro ed il tempo dell’anno. Gli antichi aveano l’anno vago per la religione; l’anno civile per l’agricoltura4. Ora Virgilio né ad Archimede intese né ad Arato, né a Tolomeo, come farneticano gl’interpreti, ignari (e, fra costoro, Servio ivi ed altrove5), che questi visse sotto Marco Aurelio6; bensì ad Ipparco, che, fissando il giro dell’anno,

descripsit radio totum qui gentibus orbem,
tempora quae messor, quae curvus arator haberet.

  1. Geminus, Elementa Astronomiae, cap. vi de mensibus.
  2. Livio, lib. i, cap. 19Plutarco, in Romolo e Numa — Ovidio, fast., I, v. 27; iii, v. 883Macrob., Saturnal., i, cap. 14.
  3. Ptolomaeus, Almagest., lib. iii, cap. 2Bouilliaud, Astron. filol., p. 73 — Servius Æneid., v, v. 49.
  4. Vettius Valens, Antrolog’., lib. i.
  5. Aeneid., v. 49.
  6. Suida, in Ptolomaeo.