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sino allora conservate nelle memorie degli egizi. De’ suoi studi matematici resta il teorema della coclea, dimostrato poi con mirabile costruzione (ed applicato a grandi effetti utili anche a’ dì nostri), da Archimede1, che altamente reputava Conone e lo pianse2 con la riconoscenza del dotto e con la pietà dell’amico. Dagli encomi di Callimaco appare che Conone fosse familiare a questo principe delle lettere, e che si giovassero scambievolmente de’ propri studi.

III. E questi encomi gli procacciarono nell’aureo secolo della latinità il canto di Properzio3 e di Virgilio4;

In medio duo signa, Conon: et quis fuit?... alter
descripsit radio totum qui gentibus orbem,
tempora quae messor, quae curvus arator haberet.

Ma Servio, seguendo suo stile di gramatico,

  1. Pappus Alex., Collectiones math., lib. iv, propos. 18.
  2. Epistola ad librium de quadratura parabolae: Caro a noi viveva Conone... Eravamo soliti di scrivere assai sovente a Conone ... Abbiam perduto quell’uomo, grande geometra... Morì; e mi lasciò amarissimo desiderio di se; ch’egli era amico mio, e d’intelletto negli studi ammirabile.
  3. Lib. iv, eleg. i, v. 77.
  4. Eglog. ii, v. 40.