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Trovo l’astronomia negli antichi tempi utile alla navigazione1 ed alla agricoltura2, Lascerò a’ professori di questa madre delle scienze il disputare se quello fosse più studio di stagioni e di meteore, che scienza di moti celesti. Affermo bensì che non senza disegno politico i savi ed i governi consegnavano all’ammirando e perpetuo corso degli astri la memoria delle gesta e delle arti più chiare. Onde non mai uomo mi persuaderà che per odio o invidia di cittadini o per incuria di sacerdoti siesi perduta la chioma dal tempio. Era ella cosa sì preziosa da far affrontare la vendetta de’ principi ed il sacrilegio contro gli dèi? E sì agevole al furto era il luogo del tempio, ove si consecrò una chioma regale e di meravigliosa bellezza? Il re la fece egli stesso rapire, per maggiormente persuadere alle suddite genti la divina origine della famiglia de’ Tolomei3 e la possanza in cielo della prima Berenice, diva associata a Venere; e si valse della mano sacerdotale,

  1. Dionisio il geografo, versi 232 e sg. Virg., georg., i, v. 137.
  2. Ovidio, all’età di Saturno, metam, lib. i, v. 136.
  3. Teocrito, idil. xvii, 16 e sg. Considerazioni nostre al verso 54 e seg.